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Cosa significa Sibo?
SIBO è un termine che significa sovracrescita batterica intestinale, definita in inglese small intestinal bacterial overgrowth. È condizione clinica causata da un aumento di concentrazione di microorganismi nell’intestino tenue.
La SIBO (Small Intestinal Bacterial Overgrowth o Sovraccrescita Batterica Intestinale) è una condizione clinica caratterizzata da una sindrome di malassorbimento causata da un aumento di concentrazione di microorganismi nell’intestino tenue.
L’intestino tenue (o piccolo intestino) è la sezione del tratto gastrointestinale che collega lo stomaco con il colon, la cui funzione è quella digerire e assorbire il cibo.
È distinto in 3 porzioni: duodeno (dove viene riversato il cibo proveniente dallo stomaco) digiuno e ileo (che svuota il cibo che non è stato digerito nell’intestino crasso o colon).
L’intero tratto gastrointestinale contiene normalmente batteri che, in condizioni fisiologiche, sono concentrati soprattutto nel colon.
In questa sede la concentrazione microbica è di almeno 1 miliardo di batteri per millilitro di contenuto fluido. Nell’intestino tenue, invece, si registrano concentrazioni microbiche inferiori, nell’ordine di 1000 -10.000 batteri per millilitro di contenuto fluido.
La sovracrescita di batteri nel tenue compromette la digestione e l’assorbimento dei nutrienti (in particolar modo dei lipidi) scatenando i classici sintomi delle sindromi da malassorbimento, ovvero: flatulenza, gonfiori, meteorismo, steatorrea, diarrea e disordini intestinali in genere.
Nello specifico, qui sotto sono indicati tutti i sintomi e le cause che possono portare alla SIBO.
Sintomi associati alla SIBO
- Diarrea
- Costipazione
- Gas eccessivo e/o eruttazione
- Meteorismo, ovvero addome rigonfio per presenza di aria nelle anse intestinali
- Dolore addominale
- Reflusso gastroesofageo
- Dermatiti
- Stanchezza e debolezza dovuti al malassorbimento intestinale
- Ansia e sensibilità allo stress
Cause che possono portare a SIBO
- Ipocloridria (ridotta secrezione acida da parte dello stomaco)
- Stress
- Infezioni batteriche
- Ridotta motilità intestinale
- Anomalie anatomiche del sistema digerente (presenza di diverticoli, stenosi nell’intestino tenue)
- Abuso di antibiotici e inibitori di pompa protonica
- Presenza di leakygut (alterata permeabilità intestinale), celiachia, disturbi intestinali, disbiosi
Cosa significa Disbiosi?
Per disbiosi si intende un’alterazione della struttura del microbiota locale a livello di composizione e di funzionalità.
Il microbiota è l’insieme di tutti i microrganismi che convivono con noi all’interno del nostro corpo, svolgendo una serie di funzioni essenziali per l’ospite: sintesi di sostanze utili all’organismo, regolazione del sistema immunitario, protezione verso i batteri patogeni, sviluppo funzionale e strutturale del tratto gastrointestinale.
Un microbiota in una condizione di eubiosi (con il giusto equilibrio tra le popolazioni microbiche che lo compongono) è fondamentale per la salute generale dell’organismo.
Quando questo equilibrio viene perso e le specie benefiche non riescono più a controllare quelle “cattive”, si passa da una condizione di eubiosi ad una di disbiosi.
In relazione al principio scatenante, abbiamo diversi tipi di disbiosi:
Disbiosi carenziale: è causata da un deficit della popolazione della flora batterica intestinale, spesso favorito da un’alimentazione povera di fibre solubili e ricca in alimenti confezionati.
Disbiosi putrefattiva: è causata da una dieta ricca in grassi e proteine ma povera in fibre; il suo sviluppo può essere contribuito da poca acidità dello stomaco (ipocloridria).
Disbiosi fermentativa: è causata soprattutto da una dieta troppo ricca zuccheri semplici e di fibre insolubili che non vengono digerite e assimilate, ma utilizzate da una serie di batteri per attuare processi fermentativi. Anche in questo caso, una condizione di ipocloridria può favorire la disbiosi fermentativa.
Disbiosi da funghi: simile alla fermentativa, i cui sintomi sono provocati da un’alimentazione ricca in prodotti lievitati e zuccheri raffinati.
Sintomi associati ad una disbiosi intestinale:
- Gonfiori addominali ricorrenti con flatulenze, tensione e dolore
- Stitichezza oppure diarrea
- Cattiva digestione
- Abbassamento delle difese immunitarie
- Ricorrenti cistiti, micosi e altre affezioni simili
- Disturbi del sonno
- Stanchezza e astenia
Cause che possono portare a disbiosi intestinale:
- Patologie intestinali
- Terapie antibiotiche
- Alimentazione scorretta
- Sedentarietà
- Consumo di alcol
- Stress
Che cos’è l’Istamina?
L’istamina è una sostanza appartenente al gruppo delle amine biogene che viene regolarmente prodotta dal nostro organismo a partire dall’istidina (amminoacido prodotto dal corpo stesso ma che può anche essere assimilato attraverso il cibo).
Viene immagazzinata nei mastociti, cellule del sistema immunitario coinvolte nelle risposte allergiche e nei processi infiammatori.
L’istamina svolge diverse funzioni partecipa alla risposta immunitaria nei confronti di microrganismi patogeni (capaci di provocare condizioni di malattia), è un mediatore chimico (consente la comunicazione tra le cellule), permette una corretta digestione (stimola la secrezione di succhi gastrici), è coinvolta nella regolazione del ciclo sonno-veglia e dell’appetito.
L’intolleranza all’istamina è una condizione che si verifica quando si ha un disequilibrio tra accumulo e degradazione.
Il suo eccesso si può manifestare con un vasto numero sintomi anche extra intestinali che rendono più complicata la diagnosi.
Sintomi associati all’intolleranza all’istamina:
- Mal di testa
- Ipertensione
- Vertigini o capogiri
- Aritmia/tachicardia
- Ansia, depressione, squilibri dell’umore
- Difficoltà respiratorie
- Problemi digestivi
- Stanchezza
- Eruzioni cutanee, orticaria, psoriasi, eczemi, acne, arrossamenti cutanei, prurito
- Crampi addominali
Cause che possono portare a livelli elevati di istamina:
- Proliferazione batterica (SIBO)
- Carenza di diamino-ossidasi (DAO, enzima deputato alla sua degradazione)
- Alimenti ricchi di istamina
- Allergie
- Permeabilità intestinale
Appare quindi importante il ruolo dell’alimentazione e dell’integrazione nella gestione di queste condizioni. L’alimentazione sarà mirata ad una esclusione iniziale di quegli alimenti responsabili della riacutizzazione dei sintomi e del peggioramento della patologia, seguita poi da una graduale reintroduzione.
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Prenditi cura di te e migliora il tuo benessere, partendo dall’alimentazione.